domenica 12 luglio 2009

Diamo il loro nome alle cose

Troppe volte si abusa di tutto, compresi concetti e parole che dovrebbero essere sacre e conservare il loro preciso significato.


Le parole in questione sono Campione, Fedeltà, Coerenza, Lealtà.

Si dice che Ronaldinho sia un grande campione. Lo è stato. Per appena 16 mesi che vanno esattamente da inizio anno in cui il Barca ha conquistato la Champions e si concludono 4 mesi più tardi quando si è capito che il Barca non poteva ripetere la strepitosa stagione. Giusto in quel tempo Ronaldinho poteva essere considerato il migliore al mondo. Ma poi si è spento. Non ha mai definitivamente brillato col suo Brasile. E proprio quando il Brasile distruggeva l'Argentina in Coppa America partendo con gli sfavori del pronostico, i grandi mancavano. E cioè Ronaldinho, Ronaldo, Adriano, Julio Cesar. E quel Brasile vinceva con gente di qualità e sostanza. Qasi a dimostrare qualcosa.

Ronaldinho si è spento e non si è più acceso. E sfido chiunque a contraddire quanto ho detto. Perchè proprio il Barca ha capito tutto prima di tutti e lo ha accantonato. Un pò la bella vita, un pò perchè il destino di certi uomini è caratterizzato da un lampo e tanto buio.

Sono abituato a leggere le imprese di Campioni veri. Campioni in tutto: nella vita, nel comportamento, soprattutto nel tempo. Ed è proprio il tempo che consacra il campione e che lo decreta tale se volete. Facile concentrarsi per un solo anno su 60 vissuti e dare il meglio di sè. Vuol dire che hai qualità, ma per il resto dei 59 anni sei solo un mediocre. Difficile fare esattamente il contrario: essere grandi per sempre, costantemente.

Mi viene in mente gente come Del Piero e Maldini, tanto per citare due italiani. Due casi che dovremmo conoscere a memoria. Grandi per decenni in cui hanno firmato imprese su imprese. Anni in cui il loro comportamento è stato impeccabile.

Così passo alle dichiarazioni fresche di Kakà, per tirare fuori un altro esempio. La sua grande idea è quella di eguagliare Di Stefano. Ora, Kakà è stato grande, ma appunto è stato. Le sue più belle prestazioni risalgono al campionato vinto col Milan nel 2004 e alla Champions vinta col Milan nel 2007 da clandestino. Anno in cui vinse meritatamente il Pallone d'Oro. Poi nulla. Assolutamente nulla. Un pò perchè il Milan ha combinato nulla andando fuori dalla Champions e poi dall'UEFA, un pò perchè lo stesso Kakà è tornato a livelli normali e i voti sui giornali e le manchevoli immagini di successi confermano questa teoria. Non si vedono suoi numeri da tempo, qualche sporadica grande giocata, ma un giocatore fenomenale come Kakà-dei-tempi-migliori collezionava giocate una partita sì e l'altra pure. Colpa pure degli infortuni, ma negli ultimi due anni le presenze sono tante.

Stessa sorte, addirittura più beffarda, per Zlatan Ibrahimovic. Numeri di classe incredibile, talento cristallino. Coi piedi. Con la palla. Col Siena e col Cagliari, con massimo rispetto per leformazioni toscana e sarda. Ma mai con i grandi. E' l'esempio perfetto del senso "grande con i piccoli, piccoli con i grandi". Mai in Champions ha guadagnato applausi e consensi. E ormai ci gioca da 6 anni. Da 5 con squadre di alto livello, facendo un regalo a moratti includendo la sua inter tra le grandi. Numero di gol deprimente. Voti bassi. Mai incisivo. Eppure il procuratore ha detto con forza che "vale più Kakà e Cristiano Ronaldo messi insieme". E continuava a ripeterlo mentre lo portavano d'urgenza in ospedale per essere ricoverato per forte stress e delirio. Eppure si dice di lui che è un campione eppure non ha ancora dimostrato il valore dei grandi. Ottime giocate che appunto valgono il titolo di Grande Giocatore. Tra cinque anni, se per caso Zlatan riuscisse a conquistare qualcosa di serio visti che gli scudetti vinti sono 3 (falsi) più 2 (ancora più falsi, quelli conquistati con la Juve secondo la giustizia morattiana).

Gli unici individui che stanno confermandosi di anno in anno come giocatori in costante crescita sono Messi e Cristiano Ronaldo. Il primo è almeno da due anni il miglior giocatore al mondo. Per giocate, qualità delle giocate, numero di gol e incisività nel gioco della propria squadra è attualmente il Re. Vederlo all'opera è un piacere. Ha depauperato Ronaldinho prendendosi il trono del Barca e lo farà ancora per molti anni. Sarà campione appunto fra un paio di anni qualora il rendimento rimanga tale. E qualora riuscisse a confermare le qualità in Nazionale. E fra un anno c'è un appuntamento che non può fallire.
Il portoghese ha siglato prestazioni pazzesche. Da esterno d'attacco e poi da prima punta improvvisata ha messo a segno più di quaranta gol lo scorso anno, quest'anno più di venti. Vincendo una Champions da protagonista, perdendone un'altra da semiprotagonista. Vedremo adesso col Real.

Pochi giocatori al mondo sono riusciti a spostare gli equilibri, fra questi il più grande è stato Maradona: con un Argentina modesta ha dominato un campionato del mondo, con un Napoli modesto ha stravinto due campionati. Le sue giocate sono immense. Di Pelè non ne parliamo, di Platini neppure.

Ora tornando al discorso di Kakà: ma il brasiliano sa cosa ha combinato nella sua vita da calciatore Alfredo Di Stefano? O si riferisce ai milioni che il Real macinerà negli anni per mantenere Kakà in camiseta-blanca? Cioè, e termino: Kakà si riferisce al conto in banca o alle statistiche? No perchè è importante, no perchè in questo senso Di Stefano potrebbe incazzarsi e nessuno può dargli torto.

Sarei curioso infine di conoscere il pensiero di Rino Tommasi a questo mio post. Mano sul fuoco che sarebbe d'accordo con me.

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