martedì 29 settembre 2009

Il ritorno del killer

Umiltà, lavoro e classe pura. Come un killer silenzioso, da ormai dieci anni, fa sorridere e gridare di gioia il popolo bianconero. Viene dalla Francia, ma ha cuore e testa albiceleste. Francese d'Argentina ha l'abitudine di parlare poco e quando lo fa generalmente lascia sempre il segno. Descritto come taciturno, come uno dedito al campo e poco altro, come uno che comunque fa spogliatoio per quest'aria seria, è un perno della Juve di Ferrara. Diventato nuovamente perno, ruolo forse mai abbandonato.


Questo e molto altro è David Trezeguet. I soprannomi si sono un pò sprecati, non ne ha realmente uno perchè difficilmente un solo soprannome può descriverlo in tutto. Colpisce silenzioso, gli basta solo toccare qualche pallone, con la sicurezza di buttarlo dentro prima o poi. Partito come quarto attaccante, reduce da una stagione disastrosa per via di un infortunio da 6 mesi e per via di Ranieri, Trezeguet oggi sembra l'uomo in più e l'arma più pericolosa di una Juve che ha convinto a metà. L'altra metà, a giudizio dei più, semplicemente non è ancora scesa in campo: da Diego al 100% a Del Piero ai suoi primi 7 minuti, da Sissoko che non ha ancora timbrato il cartellino al rientro in pieno regime di Cannavaro.

A rischiare il posto così domani sera è certamente Amauri: fa un pò paura il blackout dell'attaccante in zona gol. D'accordo sui voti alti che comunque ha preso sui giornali, d'accordo sull'importanza del suo gioco per l'intera Juve, d'accordo che sul suo lavoro ha fatto fortuna Trezeguet e Iaquinta, ma di professione fa l'attaccante e Ferrara e tutti si aspettano il gol. Non trenta a campionato, ma qualche gol decisivo sì. Per esempio a Bologna era il suo momento. Se dopo Trezeguet fosse riuscito a timbrare il tabellino la partita si sarebbe conclusa con vittoria e tre punti. Peccato.

E poi nelle notti di Champions Trezeguet si esalta sempre. Con le grandi squadre poi ha un feeling particolare. Dettagli che non sfuggono a Ferrara, conscio, più che mai dopo Bologna, di dover puntare sui più in forma, su chi garantisce maggiormente rendimento e gol. E viene naturale così pensare a Vincenzone, l'unico insostituibile di questo team insieme a Marchisio e Melo, e proprio Re Davide.

In fondo, quando pensi al gol, solitamente la prima immagine che salta alla mente è proprio quella di questo francese d'Argentina, col pugno alto verso la curva e un sorriso immenso. In fondo, quando pensi al gol, solitamente, pensi a Trezeguet.

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