lunedì 21 aprile 2008

Atalanta-Juventus 0-4

Che partita, che Del Piero, che Juve! Tutto qui, semplicemente qui!


Che la Juve mentalmente fosse in crescita lo si sapeva e lo si era visto, ma a tratti. Il repentino cambio di rotta è proprio questo: Juve padrona anche dei primi tempi. Non solo sprint finale, rabbia agonistica che distrugge gli avversari solo nel finale. Anche nel primo tempo. Manovra impeccabile. Ispirazione massima per Del Piero e Camoranesi. Il ritorno di Pavel Nedved. Nocerino ritrovato. Uno Stendardo sorprendente, sicuro e padrone di tutti i palloni alti.


E’ una Juve pazzesca, fisicamente brillante per tutti i novanta minuti. Le vittorie contro le cosidette grandi hanno portato morale e consapevolezza: quella di avere uomini seri prima che dei professionisti. Un organico che adesso deve essere ritoccato, rinforzato nei numeri di una rosa che manca di alternative (tipo terzino-sinistro, centrale-difensivo di alto livello, esterno-sinistro, punta). Il merito, anzi i meriti di questa stagione fuori dal comune sono tutti di Claudio Ranieri, che già mercoledì sera a Parma aveva raccolto e risposto ai cori e agli applausi dei tifosi, di tutti i tifosi. E’ l’uomo nuovo, è l’uomo che potrebbe davvero riportare la Juve ai suoi livelli, peraltro già sfiorati quest’anno.


La partita non ha storia: dopo 48 secondi Legrottaglie mette la firma più pesante sulla stagione. E’ stato lui l’uomo della Provvidenza, a coprire i buchi, a dare al reparto arretrato una solidità difficilmente ipotizzabile ad agosto. Di testa, con rabbia, con classe. Nicola si è guadagnato l’affetto di tutti i tifosi dopo averlo clamorosamente perso in più occasioni nel passato. I 30 anni sembrano aver giovato al difensore ex-Chievo. Guida insieme a Chiellini la seconda difesa del campionato. Il resto della partita ha un protagonista, forse il vero protagonista di tutta la stagione, e se volete anche della scorsa Serie B. Si chiama Alex Del Piero. Forse è la sua migliore annata in maglia bianconera per continuità, per prestazioni, per voti e per media realizzativa. Corre come se avesse 20 anni, combatte, commette e riceve tanti falli. Nasconde il pallone quando c’è bisogno di far rifiatare i compagni, accelera e fa male, serve assist, conclude con una cattiveria figlia di un Calciopoli mai digerito. A suggellare e a confermare - semmai ce ne fosse bisogno - che tutte le vittorie da 13 anni a questa parte sono sue, soprattutto sue, anche sue. E sono meritate, strameritate. Adesso per Donadoni la scelta è ardua: non lo convoca e mezza Italia lo fischierà, compresa una Europa calcistica che implora la presenza di Alex, la sua immagine di campione vero e pulito. Oppure lo convoca e lo utilizza così come Ranieri lo sta utilizzando: a tutto campo là davanti, senza limiti nè confini. Insieme magari a Toni. Del Piero porta in dote una condizione psicofisica incredibile, un bottino da 17 reti (per adesso) con un solo calcio di rigore all’attivo (per intenderci ibrahimovic dei perdazzurri ne ha tirati 9 segnandone 8). Intanto Alex lo coccola il popolo bianconero, e se lo coccola pure Ranieri. All’uscita, standing ovation da parte di tutto lo stadio: niente maglia a fare differenza, niente colori. Un monumento vivente e Claudio, avvicinandosi all’uomo gli sussurra: “Grazie Capita’!”.


Grazie Capita’, che Dio ti conservi integro!

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