giovedì 16 luglio 2009

Le cose stanno così e basta

Chi segue il calcio da tanto tempo capisce bene che le dichiarazioni della Juve di adesso, cioè da quando Ferrara siede su quella panca e la dirigenza sembra abbia cambiato strategia e comportamento (anche alla luce dell'esperienza accumulata in questi tre anni), è già diversa dalla Juve del 2007 e del 2008. Parole e frasi non di circostanza. Protagonisti carichi a mille. E' un gruppo quasi nuovo, per certi versi. E mancano i leader più anziani attesi in questi giorni. Ultimo arrivo a Torino quello di Melo, a meno di altri colpi di scena sul mercato. Peraltro probabili.


Parole sul gruppo e sul modo di lavorare vengono ovviamente storpiate da chi intende fare un giornalismo servile e poco professionale. Le parole pronunciate dal gruppo bianconero non vanno intese come "prima non ci allenavamo" o "prima non correvamo". Ci può cascare solo quello che ha seguito il tennis per venti anni e adesso ha fatto zapping sul canale del calcio. Semplicemente il modo di intendere la Juve di adesso è cosa diversa. E questo dipende principalmente da chi siede in panchina.

Le parole "fatica" o "gruppo" venivano prima sbandierate, ma nessuno ci credeva sino in fondo. Cosa che si è vista in campo. Devi essere bravo a motivare e a caricare e queste doti non si allenano. Ci si nasce, punto e basta. E poi ci sono modi diversi di un condurre un team di lavoro. Capello è l'emblema del sergente di ferro: il Lei è obbligatorio, il non protestare o sbuffare la prima regola, sguardo basso e pedalare, ligi agli ordini impartiti dall'attuale CT dell'Inghilterra. Mentre Lippi è leader in modo diverso: gruppo d'acciaio e patto d'acciaio. Tutti per uno, unico obiettivo, nessun singolo. Si ragiona e ci si muove in modo perfetto.

La Juve di Capello era d'acciaio, ma lo si è notato in seguito, con qualche problema interno. Pochi personaggi forti e tutti gli altri a svolgere il ruolo di "muratore". Con Lippi esiste invece un solo concetto: "parte di un gruppo, ogni parte è uguale all'altra", come dire "nessuno è indispensabile". Con Ancelotti il rapporto è fraterno: non serve più il Lei, va bene anche Carletto, ci si parla come al bar, il mister parla e ascolta tanto. Tre modi diversi di vedere il calcio e il ruolo di allenatore.

Ciro Ferrara sembra aver preso dai tre principali allenatori qualcosa di diverso: la fermezza di Capello, il carisma di Lippi e la simpatia di Ancelotti. Detto così sembra già un divo, ma è quello che sta dimostrando il ritiro di Pinzolo. Attraverso gli sguardi e le parole dei giocatori, soprattutto quelli più in bilico come Zebina, Trezeguet e Tiago. E fra un pò possiamo iniziare a capire se il campo dà ragione ai modi di fare di Ciro Ferrara.

Zanetti e Amauri e Tiago sono concordi nel dire che "adesso si lavora di più". Dal loro punto di vista è corretta una simile frase. Frase che ovviamente i giornali provvedono a smontare e rimontare per far nascere una notizia che però è agli occhi di tutti. Alla Juve si lavora oggi in modo diverso. Con molto impegno, con idee diverse e obiettivi diversi. Se sei alla Juve non devi migliorare nulla, tranello verbale e concettuale nel quale sono caduto pure io fino a quel lunedì stupendo in cui venne licenziato Ranieri. Ora, Ranieri non è il diavolo, ci mancherebbe. E nessuno deve ringraziare oltre modo il tecnico romano. Semmai è Ranieri a dover ringraziare la dirigenza per la gentile concessione della panchina bianconera.

Se uno come Tiago che non aveva diritto di parola da due anni si permette di dire certe cose sui metodi e sulla tipologia di rapporto squadra-staff tecnico, allora significa che il vento è cambiato, che qualcosa all'interno di quel gruppo di lavoro è cambiato. I risultati sono poi un'altra cosa.

Per dirla francamente: a me non interessa vedere sceneggiate o musi lunghi da parte di Zebina o Tiago o Camoranesi. Io voglio veder giocare bene e vincere la Juve. Se in campo ci andrà poi Trezeguet o Amauri, a me non cambia nulla o cambia poco. Ma quello che di più soddisfa un tifoso bianconero è lo spirito. Quel famoso DNA vincente e da battaglia che per 110 anni ha accompagnato questa formazione. DNA e concetti un pò persi per motivi oggettivi e non. Oggettivi nel senso che l'onda-moratti stava per spazzare via 110 anni di storia. Da scudettato ti ritrovi in Serie B con tempi lunghissimi di ripresa, non è facile per nessuno accettarlo. E diventa complicato rifare per intero un assetto societario e ripartire con un progetto serio. Ora, le critiche facili sono appunto facili. Ma Secco-Blanc-Cobolli hanno saputo risanare conti che non erano certo messi bene, sempre meglio di Inter Milan e Roma ovviamente. Hanno saputo ricreare un certo clima di collaborazione: troppo facile il senso di protagonismo, cosa che non è accaduta alla Juve. Hanno in ogni caso saputo trattenere i campioni e in questa sessione di mercato aggiungerne di nuovi. E lanciare definitivamente la linea verde prodotta in casa. Cosa da non trascurare, Maddaloni ha portato a casa la Coppa Carnevale, non così semplice da conquistare.

E' questo che è successo alla Juve. Ritorno allo stile Juve. Strepitoso il no fermo di Blanc e Secco a Felipe Melo per il numero 88 della maglia. Sembra una cazzata, ma non lo è. Moggi strappò letteralmente dall'orecchio di Miccoli un orecchino osceno. Passi la capigliatura di Sissoko, altri giri di testa alla Juve non sono permessi. Abbiamo assistito a sceneggiate strane, come accennato prima. Se quest'anno non se ne vedranno, beh vuol dire che qualcosa di positivo è stato realmente fatto. A fine anno poi facciamo i conti. Per come la vedo io il progetto Juve quinquennale inizia adesso. E non perchè faccio il paraculo, ma perchè i fatti parlano chiaro. Buon campionato a tutti.

P.S.
Da quanto non sentivate parlar male della Juve nelle trasmissioni sportive? Ve lo dico io: da tre anni circa, pressappoco aprile 2006 quando si capì che moratti aveva fatto tredici col tronchetto-della-felicità-tim e guidone-rossi. In questi tre anni volavano gli elogi per una società che in fondo non poteva vincere nè impensierire gli altri. Invece è successo, e per questo si torna ai vecchi tempi. Tre anni di fatica, ma ne è valsa la pena. Vedere festeggiare cose che non esistono gli intertristi non ha prezzo. Però tre anni posson bastare...

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