mercoledì 2 dicembre 2009

Il momento della verità?

Non è un problema di risorgere. Pochissimi club al mondo sono riusciti a fare quello che la Juve ha fatto in tre anni e cioè dalla B alla A con 17 punti di penalizzazione, poi subito terzo posto e secondo posto, con ottavi di Champions persi con la finalista. Il punto non è assolutamente quello di risorgere. Chi la pensa in questo modo ha letteralmente perso di vista la filosofia Juve, nonché l'intera storia ultracentenaria bianconera. Il punto è ancora più semplice ed evidente: non cadere! Partendo da questa ipotesi non c'è mai bisogno di risorgere, semmai di aggiustare il tiro.


E invece no, siamo ancora qui a discutere di chi deve prendere per mano questa squadra e riportarla in alto. Ma allora: chi l'ha fatta cadere in basso? Ecco, mi pare che anche qui Luciano Moggi abbia ragione. Non una, ma cento forse anche mille volte. Mai si è visto un giudice perdere già prima di entrare in aula. Mai si è vista una proprietà accettare quanto offerto dalla banda moratti e soci. Ora, non c'è stato complotto, ma un riprendersi quello che secondo i rampolli della Famiglia Agnelli hanno creduto erroneamente non più loro e cioè la Juve. A Torino mentre Ferrara strigliava tutto lo staff e i giocatori era in corso una contestazione. E' la seconda o la terza nell'era post-Morattopoli. In quindici anni di Moggi-Giraudo-Bettega non me ne ricordo nemmeno una. Nemmeno quando Marcello Lippi consegnò le dimissioni che furono praticamente rifiutate dall'Avvocato in persona salvo poi accettarle per il semplice fatto che erano Uomini veri, tutti. Stavolta però la contestazione è forte, nei concetti e nelle parole. Ed è anche intelligente perchè chi era là a contestare ha toccato i punti più forti del problema più complessivo chiamato Nuova-Juve. Atteggiamento, serietà davanti ai microfoni, professionalità nel rispettare una maglia tra le più importanti al mondo.

La risposta diplomatica è affidata al solito Del Piero, monumento vivente che attende il pieno recupero della forma. Così come lo attendono in circa 16 milioni in Italia, molti di più nel mondo. Ed è qui l'atroce dilemma, proprio nelle parole del Capitano le quali confermano (e ci mancherebbe) il periodo nero (e non si è parlato, badate, di risultati, ma di atteggiamento mentale) e rivendicano immediata rivalsa. Dice Del Piero che "è bastato guardarsi negli occhi per capire che tutti siamo sulla stessa linea di pensiero". Ok, basta capire qual è questa linea di pensiero e se c'è davvero voglia di giocare per la Juve. Perchè se così non fosse i magici maestri Moggi-Giraudo-Bettega hanno lasciato un'eredità preziosissima chiamata Marchisio, chiamata Giovinco, chiamata De Ceglie, chiamata Criscito, chiamata Palladino, chiamata Pasquato e recentemente Marrone e il miglior giocatore dello scorso Viareggio. Immobile è un prodotto praticamente di Ciro Ferrara e Pasquale Sensibile. Se chi è stato pagato tanto e chi invece proprio non doveva essere acquistato non sente la responsabilità piena di giocare per la Juve è pregato di accomodarsi gentilmente alla porta e noi ripartiamo, con la pazienza di costruire una grande Juve nei prossimi anni. Con la consapevolezza di ingoiare i dovuti bocconi amari in questi anni.

Ecco perchè penso che tutte le colpe non siano propriamente di Ciro Ferrara, il quale ha portato in campo buone idee espresse però male. Al di là dei numeri, il cambio di mentalità e modulo può servire a questa Juve, alla luce delle modifiche che il grande calcio ha subito all'estero, nelle case più forti (tipo Barca, tipo Man UTD, tipo Chelsea). L'idea di Ferrara di costruire una Juve un pò vicina a quella di Lippi è andata a sbatttere letteralmente contro le pesanti assenze: Sissoko e Iaquinta (l'uomo che doveva incarnare Ravanelli) su tutti. Manca ed è evidente un regista puro in quanto Melo non lo è. Un paio di settimane fa avevo detto che bisognava valutare Ferrara nel momento in cui avesse avuto tutti a disposizione. Non ne ha mai avuto l'opportunità. Il che non è una scusante, ma semplice attenuante. Perchè devi comunque saper tirare fuori qualcosa di eccezionale proprio in un contesto deficitario quale quello delle assenze pesanti.

Pochi giorni ancora e si riscende in campo. Nemmeno il tempo di riposarsi che arriva un'altra sfida fondamentale per salvare testa e stipendio. La compattezza dirigenziale può essere letta in due modi:
  • paura di perdere la guida della Juve e quindi difesa obbligatoria di tutto lo staff;
  • reale compattezza di idee, ciò che spero!
Per il resto basta scendere in campo e giocare come ognuno di loro sa, perchè come ampiamente dimostrato in passato, se la Juve è serena e gioca seriamente al calcio... non ce n'è per nessuno, neppure per Guido Rossi e Tronchetti Provera!

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