L'errore più grande che ho visto in questa settimana così intensa e negativa per tutto il calcio italiano è un senso di squadrismo inutile. Che significato ha, quando tutti hanno torto, schierarsi per uno o per l'altro? Inoltre: che senso ha dovere sempre difendere il proprio tifo e quindi i propri beniamini? E l'intelligenza di un uomo? Ah già, scusate: ho commesso io stavolta un errore clamoroso. Cioè considerare uomini quella sottospecie umana detta "dei tifosi" (evidentemente io ci appartengo a questa sottospecie). E allora, con animi freddi e lontani dalle polemiche, proviamo a ricapitolare.
Obiettivamente, se proprio si vuole costruire una classifica di chi-può-parlare-per-torti-subiti, si deve escludere l'inter per evidenti regali ricevuti. Il che non significa che tutte le altre squadre hanno diritto a lamentarsi o a rivendicare non so quale elemosina. Prime fra tutte, e lo stile Juve deve prevalere, proprio la squadra bianconera. Parto proprio dalla società per la quale stravedo, la Juve.
In questi tre anni, stampa e parte del tifo, hanno eseguito costantemente esecuzioni-sentimentali contro Cobolli Gigli, Blanc, Secco e Ranieri. Ora, col cuore in fiamme si può accettare solo per un momento questo atteggiamento. Con la mente serena e funzionante certamente no. Ecco i motivi. La Juve è stata distrutta. Sono rimasti solo pochi cocci, fortunatamente i più pregiati per carisma e classe. Buffon e il suo gesto di rimanere in B e di sottoscrivere il nuovo progetto bianconero non vale tutti i soldi del mondo per essere ricompensato. E' forse l'uomo per cui la Juve sarebbe disposta a dire "se vuoi, adesso, dopo il regalo che ci hai fatto, puoi andare dove vuoi!". Testardamente lui rimane e così non servono più palloni d'oro (o placati, cioè quelli che vengono consegnati adesso) o riconoscimenti per capire la statura morale e la classe del professionista Gigi Buffon. Il numero uno al mondo a prescindere da tutto e dal periodo. Lo stesso dicasi per Trezeguet che ha addirittura ingaggiato una sorta di mini-rissa con la dirigenza per rimanere. E poi Nedved e Camoranesi. Su Del Piero non c'è più nulla da dire. Questi cinque cocci hanno permesso di ricostruire tutto. Senza dimenticare chiaramente la crescita incredibile di Chiellini, Sissoko, Marchisio, Marchionni. La ripresa di Legrottaglie e Grygera, i nuovi Iaquinta, Tiago-quello-di-adesso e Amauri. Un complimento particolare va poi a Manninger. Bene: questi nomi sono tutto frutto della nuova dirigenza. Come si può criticare ancora? Come si può pretendere, a distanza di tre soli anni dalla distruzioni, di vincere qualcosa. Qualsiasi cosa. Serve molto tempo. E serve esperienza. Proprio l'esperienza che serve a Cobolli, Blanc e Secco. Nonostante ciò la Juve di Ranieri ha conquistato con ampio merito un terzo posto (senza alcune distrazioni arbitrali, diciamo così, poteva anche essere un secondo posto) e adesso la Juve viaggia verso una seconda piazza che, visto come sono messe le cose, vale esattamente come un primo posto in un campionato regolare. Per campionato regolare intendo un torneo in cui il valore delle squadre non sia stato alterato da episodi che vanno oltre il campo (tipo Morattopoli). Detto ciò, l'atteggiamento della Juve di adesso mi piace comunque: umile, magari un pò da coglioni, ma è la poca esperienza e va capita. Non vinceremo per un pò, però almeno proviamo a costruire qualcosa con serietà e soprattutto divertendoci di tanto in tanto (tipo andare a vincere contro l'inter, o stracciare i rossoneri, o andare a prendere la standing ovation al Bernabeu). Ranieri davanti ai microfoni, assieme a Spalletti, è certamente il miglior tecnico italiano che abbiamo. Divertente, logico, sempre vero, lucido. Mai sopra le righe. Spalletti merita solo elogi. A Roma la piazza è difficile, in altri posti gli avrebbero già dedicato una piazza o una via. Trovatemi una sola cazzata detta in questi giorni da Blanc o Cobolli o Buffon o Ranieri. Tutti hanno parlato in segno di distensione-dei-toni e cercando di calmare le folle. Ultimo di questa lista il grandissimo Paolo Maldini: se si è incazzato lui, allora vuol dire che Murigno l'ha sparata grossissima. Detto ciò passo alle altre squadre.
Milan e Roma pagano semplicemente un progetto inesistente nel primo caso, una mentalità non adeguata nel secondo. Per i rossoneri vale un discorso preciso: Ancelotti arriva, si siede, si inventa un modulo costruito appositamente sui giocatori che si trova a Milanello, trova il meccanismo perfetto e vince una Champions ai rigori, un campionato molto equilibrato, una Coppa Italia. Poi si inceppa qualcosa. Pirlo, Gattuso, Seedorf, Nesta e Kakà non bastano. Serve molta molta molta altra gente di qualità per continuare un ciclo. Questo nel Milan non è avvenuto perchè Berlusconi e Galliani hanno deciso di puntare sulle figurine: Emerson a fine carriera viene ingaggiato, così Zambrotta, Ricardo Oliveira, l'attore francese che doveva essere il vice Pirlo, una trentina di esterni mai più visti in giro, una serie spaventosa di bidoni, per finire con un Ronaldinho scaricato dal Barca, uno Sheva che non giocava nemmeno nella primavera dei Blues, e un Beckham esiliato in America. Oggi si affidano a Favalli (37 anni), Maldini (40, ma l'età lui la sente come tutti gli altri uomini) e poco più. Non riescono più a trovare la svolta e fin quando non cambieranno politica, fin quando cioè non troveranno il coraggio di ripartire da zero, non ne usciranno così facilmente. E certo, confermando il 35enne Beckham rinunciando a quel talento francese, beh la dice lunga su cosa potrà combinare il Milan i prossimi anni. Solo Pato e Kakà non bastano.
La Roma non ha una piazza e una mentalità adatta a rivincere il campionato. Anche perchè Capello, per vincere, ha avuto bisogno di un grande Emerson, di un immenso Batistuta, di un perfetto Samuel, di un dinamico Cafu, di un buon Montella. Occhio al fatto che in questa lista manca Totti. Infatti, con Totti e Cassano poi Capello non riuscì a combinare nulla. Mancano i talenti, ne hanno pochi e poco sfruttati (tipo Aquilani e Cerci).
Capitolo inter. Che dire. Le moviole sono caldissime. Il problema è semplice: per vincere, si deve saper vincere. Peccato che i nerazzurri non ci sono abituati e non hanno gli uomini giusto per farlo. Io la penso semplicemente in questo modo. Se vinci e nessuno ne è convinto, nè nel tuo paese, nè (soprattutto) all'estero, allora c'è qualcosa che non va. Il problema è che in quel 2006 furono alterati un sacco di parametri. Fu azzerato per esempio il parametro relativo alla Juve, furono mandati a meno 8 e meno 19 le concorrenti più temibili (Milan e Fiorentina, guarda caso la Roma non fu toccata da questo conteggio all'indietro). Ma chi doveva vincerlo quel torneo-aziendale? Soprattutto: quell'anno ha significato che i successivi cinque anni (siamo al terzo) l'inter avrebbe stracciato tutto. Il problema è che non hanno mai convinto e l'Europa è il termometro perfetto per testare la compatibilità dell'inter con la vittoria. Senza carattere contro il Valencia, contro il Villareal, contro il Liverpool, addirittura contro i greci e l'Artmedia. Figure di merda colossali che denotarono e hanno denotato recentemente una mancanza totale di senso-della-vittoria-e-della-figura-personale. Ma fra tutti i personaggi strani che hanno, chi deve ragionare? Chi può dire qualcosa che gli altri dovrebbero ascoltare a orecchie aperte? Zanetti Javier non cagato in Argentina? Ibrahimovic che ha classe pura, ma che manca di cervello (parole dell'Ajax e di Capello)? Adriano che beve e non ha mai dimostrato un pò di intelligenza? Certo che no. Queste chiavi andrebbero affidate a Julio Cesar, a Cambiasso, a Crespo (l'unico là davanti che ha dimostrato vero attaccamento e senso di squadra), a Toldo. Invece i leader sarebbero Maicon (uno a cui hanno sbagliato a scrivere il nome!), Materazzi (se nessuno ti riconosce qualche merito, un motivo ci sarà o no?), Ibra e Balotelli. Poi direttore dell'area tecnica Branca (uno che è stato cacciato a calci nel culo dall'Inghilterra dove lo avevano soprannominato Bestia, per il modo di ragionare però!), vice allenatore Baresi (uno che non si conosceva fino a quando il più famoso Franco ha detto "questo è mio fratello", ma ho seri dubbi sulla parentela), amministratore delegato Paolillo (uscito allo scoperto soltanto dopo il derby). Poi non si sa mai chi comanda. Con un minimo ragionamento si può tranquillamente arrivare alle mie conclusioni. Poi ognuno può pensare quello che vuole.
E non ci lamentiamo quando all'estero ci prendono per il culo. Ingoiamo il rospo, è giusto così. Tutti quanti. E non ci lamentiamo nemmeno quando allo stadio nessuna famiglia vuole più andare. E non ci lamentiamo quando quei pazzi scambiano una partita di calcio per una guerra. Ce lo meritiamo tutti. O prendiamo per gioco quello che è un gioco e questi articoli-strani restano solo un puro scherzo, oppure la nostra Italia sarà destinata a precipitare molto molto molto in basso. O ci siamo già?
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