domenica 17 febbraio 2008

Juventus-Roma 1-0

Che Juve, pazzesca! Alex Il Grande firma e sigilla una prestazione maiuscola: abbattuta la Roma per mole di gioco, per sagacia tattica, per uno-a-zero, tanto vale pure la sfida Del Piero contro Totti. Uno che fa la differenza sempre e comunque, e uno che si limita a qualche bella giocata l’anno. Uno che fatica, corre, si sacrifica, prende palla e calci, segna. E uno che che la differenza non l’ha mai fatta, specialmente nei big match, sempre bui, sempre prestazioni mediocri, da uno senza personalità, specialmente fuori casa: senza Roma-città, nessuno.



Partita vinta già a tavolino - intendiamoci, non come l’intertriste - con Ranieri abile stratega e mago della pretattica: “Non escludo il tridente”, invece è più che tridente. Nedved a sinistra e Camoranesi a destra con il solo Martello Zanetti in mezzo. Due false ali che però lo diventano, che però si accentrano, che però corrono e ripiegano. Impressionante il lavoro di Trezeguet senza palla: chiude a sinistra, chiude a destra, rincula e inizia il pressing su Mexes o Ferrari. Incredibile quantità di Iaquinta, abile pure spalle alla porta, abile a congelare palloni e addirittura buon incontrista nella propria metà campo. Una Juve così non si vedeva da 12 anni, praticamente dal trio delle meraviglie Vialli-Ravanelli-Del Piero. Il terzo c’è ancora, lassù dove nessuno può più arrivare: quota 545 partite (a 552 c’è solo Scirea, ormai ad un passo), quota 230 gol! Il rientro di Chiellini ha dato una chiusura netta alla difesa: chiusura in tutti i sensi, palle alte calamitate manco fosse il magico Kobe dell’NBA, palle basse lottate e acciuffate ora su Totti (impalpabile) ora su Perrotta, ora su Taddei. Ne beneficia Legrottaglie, che ogni tanto concede qualche sbavatura, così per ricordarci di quanto siamo labili e proprio per questo ancora più forti.



Abbiamo venduto Zambrotta azzeccandoci ancora una volta: Molinaro corre per tre sulla sinistra, annullando Taddei (mai sul fondo, mai vincente sull’uno-contro-uno) e offrendo la solita sovrapposizione ad un Nedved stratosferico. C’è molto da migliorare in fase di cross, mentre la novità è la solidità difensiva acquisita dal 23enne prodotto Juve. Sta offrendo una serie di prestazioni incredibili, e proprio per queste sue caratteristiche ricorda molto il primo Zambrotta-Juve. C’è da sperarci.



Camoranesi-Nedved è un discorso a parte: oltre i 30 anni per tutti e due, per Pavel sono quasi quasi 37 ma le gambe girano a mille. Dribbla, chiude, riparte, affonda, tira, abbatte De Rossi con una fucilata che ha incuriosito mezzo stadio (chissà dove andava a finire?!), recupera palloni e guadagna la punizione decisiva. Esce stremato ma tra gli applausi generali durati oltre un minuto. Nemmeno Asimov avrebbe potuto scrivere di un robot simile. Il genio italo-argentino è il crocevia di ogni manovra bianconera. Attira su di sè Tonetto e Mancini e De Rossi, saltandoli costantemente. Si accentra, nasconde palla e serve ottimi filtranti per Del Piero e Iaquinta. Va al tiro, serve un buon assist: esce per problemi alla schiena e la sua assenza nella ripresa si sentirà… eccome si sentirà.



Il discorso tre punte è un discorso lungo, laborioso: a tratti spettacolare, a tratti sembra giocare col 5-5-5 di Oronzo Canà, perchè Iaquinta te lo ritrovi largo o addirittura interno di centrocampo, perchè Trezeguet rincula sul terzino, perchè Del Piero si abbassa fin quasi a fianco di Zanetti. Perchè poi, appena rubata palla, Nedved e Iaquinta, Del Piero e Camoranesi ripartono a velocità NASA, con Trezeguet in area pronto a raccogliere un cross che non c’è da anni (purtroppo per lui!). David sta attraversando un periodo no, manca il gol, forse troppo affaticato dal lavoro in copertura che è costretto a svolgere. Semplicemente - io mi auguro - sta tenendo buoni buoni i gol che servono, quelli pesanti, quelli firmati da David Trezeguet contro le grandi. Intanto ci pensa Del Piero. Ha una occasione, dalla zolla preferita: ogni uomo in questa terra ha pensato “ecco, adesso scavalca la barriera, a giro, lento, morbido come solo lui sa fare!”. Ma osservando bene le direttive di Alex a Camo e Iaquinta, una intuizione era venuta pure a me: che vuole tirare forte basso. Errore: alto e fortissimo, una fucilata, una sassata che rade al suolo Doni che si ritroverà i guanti sporchi di polvere da sparo. La rete si gonfia, quasi si spacca, mentre attorno a quel prato verde è l’apoteosi: c’è il coro “Juve Juve” che impazza, c’è il salto di Cobolli Gigli, l’urlo e il sorriso di Ezio Greggio con il figlio, ci sono le braccia al cielo del Mike nazionale, ma soprattutto la linguaccia del numero 10 per antonomasia, Alex Il Grande, Alex il Magnifico… o se preferite Pinturicchio. Semplicemente Alex, semplicemente stupendo. E’ la decima linguaccia già… già perchè segna sempre, risulta sempre decisivo. Fascia gialla onorata fino al 94′ quando prende ancora calci, quando sorride per decisioni… vabbè lasciamo perdere.



Ma non è finita qui. Che la Juve sia in crescita dal punto di vista mentale lo si capisce da Nocerino: in ombra nelle ultime settimane, ha ritrovato immediatamente continuità e semplicità, dirottato in una posizione non propriamente da centrale (dove soffre un pò) ma da cagnaccio a tutto campo. Morde Tonetto e Mancini, non si lascia mai sfuggire Pizarro. Chiude e riparte sulla destra con forza, grinta. E anche un pò di qualità: stavolta spreca pochi palloni. E attenzione ai cambi di Ranieri: Sissoko e Palladino. Come dire: la Juve d’ora in avanti sarà principalmente questa. In particolare Momò potrebbe davvero essere utilissimo. Macina palloni, li rompe quasi per la foga con cui gioca. Aggredisce al limite del codice penale gli avversari, con la gamba lunga 1,5 metri affonda tackle e recupera quantità industriali di palloni, manco lavorasse a bordo campo. I rinvii di Buffon sono ormai una sicurezza: di testa è imbattibile e di fisico Perrotta davanti e De Rossi dietro non riescono mai a spostarlo. Lo trovi in mezzo contro Aquilani, poi in difesa contro De Rossi, poi contro Mancini sulla destra e quindi a sinistra per guadagnarsi un fallo. Lavoro sporco, insomma, lavoro da Momò Sissoko. Si capisce al contempo il fatto che non ha capito ancora dov’è, dove si trova. Ci vuole tempo, qualche settimana ancora. Già contro la Reggina (Nocerino squalificato) potrebbe andare al centro, debuttare dal primo minuto e iniziare ad entrare ancor più nei meccanismi di un centrocampo che a 3 o a 4 dà ampie garanzie di tenuta.



Ah, dimenticavo: tutto questo… DA NEOPROMOSSA!

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